INFORMAZIONE:
Abbiamo ricevuto un testo scritto da una collega psicologa in riferimento al fumetto distribuito dall'Ordine degli Psicologi della Lombardia in moltissime farmacie (per visualizzarlo clicca qui); visto che condividiamo a pieno questo scritto, lo pubblichiamo molto volentieri e vi invitiamo a diffonderlo e a scriverci le vostre impressioni e commenti.
Lo arresto io.
Non cʼè limite allʼindignazione. E anche allʼincredulità. Non pensavo che potesse accadere. Eʼ questo lʼeffetto immediato alla vista dellʼorribile depliant firmato dallʼOrdine degli Psicologi della Lombardia, trovato per caso in una libreria specializzata. Non è possibile che un Ordine professionale divulghi un depliant così bieco.
Depliant bieco per le immagini che utilizza: due carabinieri trascinano via un tizio ammanettato, mentre un terzo requisisce documenti e targhette. Il titolo in basso lo dice a lettere maiuscole: IL FINTO PSICOLOGO. Eccolo, il malvivente, preso in flagrante e trascinato in galera. In queste immagini da prima pagina la funzione della legge si trova ridotta a cronaca nera. Quando Il tono giustizialista, senza possibilità di difesa e di parola, degrada il diritto a una questione di ordine pubblico, ne cancella ogni funzione simbolica a favore della cieca repressione. Ogni volta che qualcuno sceglie la via facile e ipnotica dellʼimmaginario giudiziario a discapito del giuridico bazzica la peggiore demagogia. Alcuni decenni sono passati dal Sorvegliare e punire di Foucault, e un paio di secoli sono trascorsi dalla rivoluzione francese dove bastava una lettera anonima a mandare al patibolo.
In questo depliant criminalizzante lʼincitazione alla dilazione è fatta passare come atto di civiltà e la “correttezza” professionale sembra lʼultima carta di una lotta alla concorrenza, guerra tra poveri. Attenzione, recitano le righe informative: “molte sono le associazioni che riuniscono gli abusivi, creando false garanzie”. Siamo alle solite: quando qualcuno parla di vere o false garanzie, o di veri o finti psicologi è sempre in gioco una questione di monopolio. Ossia di potere. Il quale, quando è a corto di mezzi gonfia il petto e si fa forte. In assenza evidentemente di pensieri forti.
Nelle righe informative lʼOrdine si dichiara garante della professionalità: segnalate e noi vi diremo, in base agli elementi che abbiamo, se tale psicologo è finto o vero. Se è finto, “lʼOrdine provvederà in autonomia e a proprie spese a inoltrare denuncia alle competenti autorità”. Insomma pur di incentivare la delazione viene pubblicizzato un servizio all inclusive. Simile propensione poliziesca e criminalizzante, con la sua declinazione protezionista, è davvero un ottimo contributo alla complessità del nostro tempo. Rispolvera un vecchio adagio: la civiltà (beninteso non quella finta)
procede a colpi di retate, di arresti, di controlli, di tutele, di verifiche, di delazioni. Ciascuno deve stare al proprio posto. E quindi anche lo psicologo deve stare al proprio posto. Per fortuna cʼè un Ordine che lo fa filare dritto e che lo tiene nei ranghi.
Bieco ancora per la banalità con cui le noiose sequenze del fumetto illustrano una “vicenda” di abuso, abuso standard evidentemente. Osservate bene, per esempio, il truffaldino psicologo: è un maschio, di mezza età, di pelle olivastra, vestito con giacca cravatta e panciotto. I tratti fisiognomici di incallito truffatore ci sono tutti. Osservate invece la vera psicologa: giovane, carina, bionda, sorridente, accogliente. Quasi unʼinfermiera della psiche. Tralasciamo il fatto (subdolo) che nellʼepisodio tra i personaggi compare anche un farmacista. Certo, lo sponsor vuole la sua parte.
Biechi sono i testi che accompagnano il depliant: didattici, perentori, normativi, asettici, semplici anzi semplicissimi. Quasi che il lettore fosse stato pensato come un troglodita. Ogni razzismo prende piede in questo modo, assegnando allʼaltro un limite, una carenza, un deficit per non dire una deficienza. Questi testi che cancellano ogni dimensione storica e aboliscono ogni complessità (culturale, sociale, istituzionale, ecc.) presumono di svolgere un vero magistero informativo. In realtà uccidono la psicologia ingabbiandola in uno stretto ruolo professionale fino a soffocarne una qualsiasi istanza intellettuale e di pensiero. Eʼ unʼoffesa agli psicologi, ai giovani psicologi, alle loro difficoltà e alla complessità epocale in cui si trovano e in cui ognuno si trova. Questo depliant è contro di loro e contro il loro lavoro perchè, ancora una volta, illude che le prospettive (di lavoro, di progetto, di pensiero) si aprano a colpi di manette. Non è certo il furor sanandi del legalismo ad aprire nuove vie. Anzi, il contrario.
Infine, davvero inquietante qualcosa che balza agli occhi: uno dei carabinieri che trascina via il delinquente è il ritratto del Presidente dellʼOrdine della Lombardia. Non sto scherzando. Non è una congettura. Eʼ proprio lui. Siccome lʼunica firma di tale depliant è quella del medesimo Presidente, sorge un pensiero: non è per caso che, come in alcuni affreschi rinascimentali in cui il committente si faceva ritrarre tra i personaggi, anche qui sia accaduto la stessa cosa? No, è possibile. Non è possibile non tanto perchè un tale spirito vanesio sarebbe fuori luogo per qualcuno che ha una carica simbolica, quanto perchè un Presidente di un Ordine Professionale non può fare anche il poliziotto.
Questo farsi ritrarre (o accettare di farlo) è più di una metafora. Pare un monito: dove i carabinieri non arrivano, arrivo io. Siamo nellʼiperrealismo giudiziario ancor prima che nel pessimo gusto. Ma non possiamo certo qui occuparci delle diverse implicazioni relative alla declinazione perversa della legge. Certo se un Presidente di un Ordine vuole provare lʼebbrezza di indossare la giacchetta dei Nas e partecipare a una spedizione di caccia del falso psicologo, nessuno può impedirglielo.
Per concludere, la solita domanda: chi ha finanziato questo depliant? La cassa dellʼOrdine? Ovvero i contribuenti? Capisco di pretendere troppo ma altre domande sorgono: secondo quale procedura è stata deliberata tale iniziativa? Certo, possono esserci degli sponsor, e tra questi, cʼè anche un marchio farmaceutico. Dimenticavo: gli psicologi sono parasanitari.
Ma colpisce anche che unʼintera pagina del depliant sia stata dedicata a informare i lettori sui curricula del disegnatore, dellʼideatore e sceneggiatore del fumetto, e del pittore. Bravi. Bravi ad aver trovato uno sponsor di tale possanza. Infine compare, non si capisce bene a che titolo, lʼencomiabile curriculum di un altro consigliere dellʼOrdine. Qui tutti si promuovono.
Complimenti. Penso intanto, non senza vergogna, a quei giovani che si sono avvicinati alla psicologia con entusiasmo e passione, con una miriade di curiosità intellettuali e con spirito di intraprendenza. Mi dispiace per loro.
Maria De Ambroggi